domenica 8 gennaio 2012

La Reggia di Caserta

L'architetto Luigi Vanvitelli nel 1751 venne chiamato a Napoli da Carlo III di Borbone, il quale aveva intenzione di rinnovare la politica e economia dello Stato, egli vuole rilanciare il potere centrale e impoverire ulteriormente le classi sociali più disagiate.
In questo clima di rinnovamento venne realizzata l'opera più celebre del Vanvitelli commissionatagli dal re: la Reggia di Caserta, la quale non doveva essere seconda a nessun altro palazzo dei sovrani d'Europa. La reggia doveva accogliere caserme, edifici amministrativi, luoghi di arte e cultura, ma in realtà fu costruito solo il parco e la reggia. L'architetto non si occupò solamente del progetto ma anche della realizzazione dell'immenso parco e delle risistemazione urbanistica dell'intera città circostante. Per questo l'operazione ha un carattere territoriale e si pone, negli intenti del progettista e del committente, come una chiara indicazione di natura politica. La nuova reggia vuole essere il simbolo del nuovo Stato borbonico: potente e grandioso, ma anche razionale ed efficiente.
Il re di Napoli voleva spostare a Caserta tutte le principali strutture amministrative dello Stato, costruendo una città-satellite collegata alla capitale attraverso un vialone monumentale lungo oltre 20km. Questo progetto ambizioso venne realizzato solo in minima parte, poichè il successore del re Carlo, Ferdinando IV, non seppe continuare l'opera riformatrice. La reggia fu iniziata nel 1752 e conclusa nel 1780, quando Vanvitelli era già morto.
Il palazzo appare come un massiccio parallelepipedo a pianta rettangolare 247x184 m; lo spazio interno è diviso da due bracci ortogonali che intersecano i corpi principali delle facciate nel punto mediano, dando origine a quattro immensi cortili rettangolari di oltre 3800 metri quadrati ciascuno. Sulle due facciate maggiori i punti di innesto del braccio centrale e delle ali laterali corrispondenti alle due facciate minori risultano lievemente aggettanti rispetto al piano stesso della facciata e questa soluzione movimenta una parete che, con le sue 108 finestre principali geometricamente ripartite su tre piani, sarebbe altrimenti apparsa troppo monotona. L'ingresso è reso monumentale dalla presenza del timpano e alte colonne, come un tempio antico. Perno centrale di tutto l'edificio è il grande atrio ottagonale dove i due bracci mediani si incontrano dando origine a delle prospettive estremamente scenografiche, secondo il gusto teatrale del Barocco. Dall'atrio si diparte uno scalone monumentale con i suoi 18 m di larghezza , che porta agli appartamenti reali e alla cappella palatina. Nel complesso vi è anche il teatro di corte che ospita cinque palchi con un effetto prospettico affascinante.

Il parco si estende per oltre 120 ettari sul retro della reggia, in parte su un terreno collinare. Per la realizzazione si sono dovuti affrontare problemi di tipo tecnico, quali l'adduzione delle acque necessarie al funzionamento delle cascate artificiali e delle fontane. Il modello del parco è ispirato a quello di Versailles. In corrispondenza del centro della facciata tergale si diparte un lunghissimo viale interrotto da fontane, vasche e cascate artificiali, in una successione che sembra perdersi prospetticamente all'infinito. Lateralmente, immersi nei boschi, vialetti minori conducono ad altre fontane ornate di statue a soggetto mitologico, a una peschiera e al laghetto dei cigni. Ogni elemento naturale viene così modificato: torrenti e ruscelli dal percorso tortuoso sono incanalati in vasche dalle forme regolari, mentre alberi, fiori e arbusti vengono piantati e disposti in base a rigorosi disegni geometrici. Il paesaggio che si viene a creare è teatrale, davanti al quale si conduceva una vita di corte frivola e staccata dalla realtà sociale.

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